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San Giovanni in Fiore

 

La storia si san giovanni in fiore ha origine dall’ascesa in Sila di Gioacchino da Fiore  che nel 1189, ai tempi di Guglielmo II, fondò quello che dapprima era un tugurio e che nel 1191 divenne il suo proto monastero . era ubicato su un piccolo colle alla confluenza del fiume Arvo e del torrente Pino Bucato, località denominata Fiore Vetere Sottano.

Attorno la primordiale tempio, posto a 1086 m.l.m., si raccolsero i primi forensi che come Gioacchino da Fiore anelavano ad una vita monastica orientata verso una forma di spiritualità intensa, in completo isolamento.

Proprio a fiore vetere Gioacchino Sperimentò le diverse sfaccettature del suo ideale monastico, preparatorio di un ordine futuro. Con la morte di Guglielmo II l’insediamento monastico fu contrastato dai ministri del suo successore ,Tancredi. Quest’ultimo in seguito ad un incontro avvenuto a palermo , ordino di non molestare i monaci e gli concesse temporaneamente anche delle terre demaniali. Alla morte di Tancredi il nuovo re Enrico VI, mentre si recava a palermo per essere incoronato sovrano, si incontrò con Gioacchino da Fiore concedendo al proto Abate di fiore molti privilegi sovrani , un monastero costruito in Sila, il libero pascolo su tutti i territori demaniali della Calabria.queste ultime donazioni diedero grande impulso allo sviluppo al programma monastico di Gioacchino che portò  all’organizzazione degli oratori, inizialmente nati come tuguri, e alla fondazione della Abbazia Forense di San Giovanni in Fiore, nel luogo sovrastante la confluenza dei fiumi Arvo e Neto che ricadeva nei possedimenti assegnati a Gioacchino nel 1194 da Enrico VI.

La costruzione dell’Abbazia è stata caratterizzata da violenti contrasti  con i monaci del vicino monastero Italo-greco “Dei tre Fanciulli”, sostenuti dalla cittadinanza della vicina Caccuri, che non gradiva la presenza dei Florensi sui territori montani limitrofi. Ciò nonostante i forensi, ben protetti dalla Curia Romana e dai regnanot portarono a termine i lavori. Le stratigrafie scaturenti dalle diverse fasi costruttive della chiesa abbaziale hanno permesso di individuare gli ambiti strutturali più antichi. Questi ed altri dati dimostrano i lavori di questo cantiere progredirono a singhiozzi fino ad essere sospesi alla morte dei Gioacchino.

 

L’abate dedico gli ultimi sette anni della sua vita alla sua comunità ala costruzione di nuove chiese e doratori e fu contemporaneamente immerso nello studio delle sacre scritture.

Morì il 30 marzo del 1202, le spoglie vennero tumulate in un sepolcro costruito nella chiesa dello stesso monastero.

 

Dopo la morte di Giacchino i monaci, per la rigidità del clima che condizionava le loro attività per molti mesi all’anno, e per le frequenti incursioni nelle quali venivano malmenati, chiesero alla  Curia di poter esses trasferiti in località Paternò, nei pressi di Cosenza. Tale proposta avanzata dai florensi guidati dall’abate  Matteo I , venne dapprima contrastata e poi accolta. In realtà, per motivi sconosciuti, questo traferimento non ebbe mai luogo.

Nel 1213  l’abbazia venne colpita e quasi distrutta da un incendio.

Nel 1915 la disputa ventennale tra forensi e italogreci si chiuse con l’arbitrato di Luca Campana che sancì la protezione manifestata da tutte le autorità del tempo.

 

 

Abbazia di San Giovanni in Fiore

L'abbazia Florense di San Giovanni in Fiore, fu fatta costruire dall'Abate Gioacchino da Fiore intorno al 1189 circa. Nonostante i molti rimaneggiamenti, essa conserva la severa austerità dello stile romanico. Sulla facciata presenta un maestoso portale in stile gotico formato da fasci di sottili colonne, con capitelli riccamente decorati da palmette e foglie, databile intorno all'anno 1220. La chiesa è a una sola navata a capriate, con volte nel transetto e nelle absidi. Interessanti sono le tre finestrelle quadrilobate che accerchiano quella più grande esalobata, poste alla fine della navata, e che rappresentano la visione di luce di Gioacchino. L'altare maggiore, di G. Battista Altomare, è in tardo stile barocco: su di esso sono collocate una statua lignea di S. Giovanni Battista, patrono del paese, e alcune tele di Cristoforo Santanna, del XVIII sec. In corrispondenza dell'altare maggiore si trova la cripta, restaurata nel 1929, che custodisce l'urna contenente le spoglie di Gioacchino da Fiore, la nicchia sepolcrale, inscritta in una cornice di granito su cui sono incisi i versetti di Dante: “lucemi da lato, lo calabrese Abate Gioacchino di spirito profetico dotato”. L' abbazia è stata sottoposta recentemente ad una serie di restauri.

 

 

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Dott.ssa Caterina Malfarà Sacchini - tel (0039)3477021535e.mail: caterina@calabriaguidaturistica.it

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