Santa Severina
La nave di pietra, Città d'arte e di cultura, Agorà della sapienza mediterranea
Santa Severina fu fondata verosimilmente dagli Enotri, popolo italico che abitava la zona prima della colonizzazione dei Greci. L'antico nome del paese era Siberene.
Santa Severina è uno dei centri più suggestivi della Calabria e sicuramente uno dei più importanti della provincia di Crotone (da cui dista circa 26 Km.). Sorge su una rupe rocciosa a 326 metri sul livello del mare, ergendosi al centro della valle del fiume Neto. Per la sua particolare collocazione è detta la "nave di pietra". S. Severina conta 2578 abitanti (compresa la frazione Altilia che dista circa 15 Km.).
Il Castello Il Castello Fortezza di Santa Severina è difficilmente databile poichè conserva tracce talmente significative dei vari passaggi strutturali da renderlo unico nel suo genere. Nato come Kastron bizantino con costruzioni ecclesiali e militari, fu violentato dai Normanni che obliterarono la presenza bizantina restituitaci, in piccola ma significativa parte, dagli esemplari restauri. Secondo la storiografia successiva e prima che iniziassero le indagini tecnico-scientifiche delle due Soprintendenze (quella Archeologica e quella dei Beni Culturali) l'intera e definitiva ristrutturazione veniva assegnata ai Carafa (come per altro risultava dai documenti del 1521 e del 1653) tant'è che il complesso castellense veniva indicato come Castello Caraffa. Secondo il parere dei tecnici delle due soprintendenze l'intero mastio, che e poi la parte più appariscente dell'antico maniero, è una costruzione dovuta esclusivamente agli Angioini. Sottoposto dal 1991 al 1998 ad un accurato restauro, il castello è composto da un mastio quadrato con quattro torri cilindriche angolari e fiancheggiato da quattro bastioni sporgenti in corrispondenza delle torri, e domina la piazza del paese. La sua costruzione risale all'epoca della dominazione normanna (XI secolo) su una fortificazione preesistente di epoca romano - bizantina. Nel corso dei secoli e dei passaggi dalle varie famiglie regnanti, ha subito varie modifiche. si dice che l'area dove sorse il Castello rappresentasse l'acropoli dell'antica Siberene, come emerse da alcuni scavi condotti durante il restauro dove sono emersi materiali risalenti all'età greca, oltre che i resti di una chiesa bizantina e di una necropoli dello stesso periodo storico, e oggi visitabili nel museo ospitato nel castello
Il Battistero
Costituisce l'unico battistero bizantino pervenuto ai nostri giorni ancora sostanzialmente integro. L'architettura di questo gioiello deriva dagli edifici a pianta centrale che trovano riferimento nel mausoleo di Santa Costanza a Roma. Il battistero bizantino ha, infatti, una forma circolare con quattro appendici, con affreschi risalenti al X-XII secolo Attualmente addossato al corpo della Cattedrale, il Battistero ha una pianta circolare con quattro appendici. L'interno presenta una cupola dalla caratteristica forma "ad ombrello aperto" sorretta da otto colonne provenienti da edifici più antichi della zona. Al centro è posta la fonte battesimale, mentre sulle pareti sono visibili i resti di affreschi bizantini risalenti al X - XII secolo. Più recente è la collocazione nel Battistero di un sarcofago raffigurante un guerriero del '500. Dall'esterno si nota chiaramente la struttura, con un corpo cilindrico, un tamburo ottagonale e un lanternino cieco di forma cilindrica
La cattedrale Posta sul lato settentrionale dell'ampia e magnifica piazza che fin dai documenti del XVII secolo ( ma probabilmente assai prima ) si è sempre chiamata "il Campo", denominazione finalmente restituitale con la nuova toponomastica varata dall'Amministrazione del Sindaco Cortese, è l'attuale Chiesa Metropolitana. Nell'interno, è degno di attenzione l'ambone in marmi calabresi dei tempi dell'arcivescovo Caffarelli (1624-1651) con una tavoletta centrale marmorea raffigurante Gesù fra i Dottori Molto bello e prezioso è l'altare maggiore fatto costruire in marmi calabresi dall'arcivescovo Berlingieri e completamente rifatto dall'arcivescovo Ganini "Al VI idus Iunii anno a Virginis partu- MDCCLXVI", come è scritto nella lapide posta sul retro. Dietro all'altare, notevole il mobile in noce del coro del 1700. Gli ultimi, recenti restauri sono stati apportati alla grande cupola colpita da un fulmine ed al tetto. Nell'interno sono state ritinteggiate le colonne e, soprattutto, è stato riportato all'antico splendore il soffitto a cassettoni lignei intarsiati. |